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Venerdì, 26 Aprile 2024
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“Zaki libero”: il Consiglio comunale di Sala Baganza approva una mozione

Il documento votato all’unanimità. E all’ingresso del Municipio spunta l’immagine, realizzata dai giovani di Enigma, del giovane ricercatore incarcerato ingiustamente in Egitto

“Solidarietà a Zaki”, è il titolo della mozione approvata all’unanimità nei giorni scorsi dal Consiglio comunale di Sala Baganza. Un documento, presentato dal gruppo di maggioranza “Solidarietà” e dal Movimento 5 stelle, con il quale l’intero parlamentino salese ha espresso sostegno e vicinanza al giovane ingiustamente tenuto prigioniero in Egitto, ai suoi famigliari e all’Università di Bologna.

Zaki, ricercatore egiziano di 27 anni iscritto al master internazionale in studi di genere presso l’ateneo felsineo e attivista presso l’EIPR, organizzazione impegnata nel rafforzare e proteggere i diritti e le libertà fondamentali nel Paese nordafricano, il 7 febbraio 2020 era stato prelevato dalla polizia all’aeroporto internazionale del Cairo mentre si recava a Mansoura, sua città natale, per trascorrere una breve vacanza. Interrogato riguardo al suo attivismo per i diritti umani, il giovane è stato minacciato, picchiato, torturato e incarcerato con l’accusa di “istigazione al rovesciamento del governo e della costituzione”.

Secondo la procura della città egiziana, Zaki avrebbe pubblicato sui social notizie false per minare l’ordine sociale e la sicurezza pubblica. Da allora, il ricercatore si trova ancora in galera e, nonostante l’accusa non abbia mai divulgato alcuna prova dei reati che gli sono stati contestati, il suo periodo di detenzione preventiva viene sistematicamente prorogato ogni volta che è prossimo alla scadenza. La prima traccia visibile di questo sostegno è stata collocare in Comune, nell’ampio corridoio di accesso agli uffici, l’immagine di Patrick realizzata dai ragazzi e dalle ragazze dell’associazione culturale Enigma. Chiunque entrerà in Municipio potrà così vederlo seduto simbolicamente in sala d’attesa, come se il giovane fosse presente tra noi. Sul cartonato la scritta “Freedom for Patrick Zaki”, libertà per Patrick Zaki. 

L’immagine è stata collocata nei giorni scorsi alla presenza del sindaco Aldo Spina, del presidente dell’Anpi locale Marco Zanettini, della consigliera Anna Campana e di una rappresentanza del circolo Enigma. 

«I reati imputati a Zaki si riferiscono in realtà a legittime attività di denuncia, informazione e critica e sono alibi per giustificare una procedura del tutto illegale, che viola i più elementari diritti della persona – commenta la consigliera Campana –. Con la mozione, la nostra amministrazione ha voluto prendere ancora una volta posizione contro ogni arbitraria violazione dei diritti civili e umani, evitando così che scenda il silenzio su questa vicenda e che Patrick sia lasciato solo. Tra le iniziative messe in campo per dare risalto a questo appello il circolo Enigma ha realizzato copia del ritratto di Zaki, visibile all’entrata del nostro Municipio e alla sede dell’Anpi. Ringrazio le ragazze e i
ragazzi per aver aderito con entusiasmo a questa richiesta, dimostrando sensibilità e forte impegno civile, impegno che si concretizzerà in altre forme per sostenere la liberazione di Zaki».

Il Comune si impegna inoltre a concedere il patrocinio ad iniziative pubbliche a sostegno della causa di liberazione di Patrick, nonché a collaborare con gli enti preposti affinché il Governo italiano e l’Unione europea promuovano tutte le iniziative possibili per la sua  liberazione. «La vicenda di Zaki è una vergogna internazionale - commenta Patrizio Bimbi, consigliere di minoranza del gruppo M5S – e il nostro paese sta cercando di mandare dei messaggi utili a sbloccare la situazione. Tuttavia, occorre fare qualche cosa di molto più incisivo. L’Egitto, paese di origine di Zaki, da sempre intrattiene relazioni di natura commerciale con l’Italia e con altri paesi dell’Unione Europea. In particolare, si tratta di compravendita di armi. Un’azione davvero efficace che il nostro paese potrebbe mettere in pratica è quella di attuare un blocco delle forniture belliche all’Egitto, considerato che la legge 9 luglio 1990 n.185, che regola la vendita estera di sistemi militari italiani, vieta l’esportazione di armamenti verso paesi i cui governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani».

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