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Zone rosse e arancioni per altri due mesi: Parma a rischio

Tutte le previsioni per le prossime settimane

I sistema di zone rosse e arancioni va mantenuto per altri due mesi. Lo spiega oggi Francesco Forastiere, epidemiologo, professore all’Imperial College di Londra mentre dopo cinque settimane di costante aumento l'indice di contagio Rt comincia a scendere esi attesta sotto l'1 e il Report 36 del ministero della Salute e dell'Istituto Superiore di Sanità nella sintesi della Cabina di Regia Benessere Italia segnala finalmente "una lieve diminuzione della incidenza dei casi (145,20 per 100.000 abitanti). Parma e l'Emilia-Romagna, in questo scenario e secondo gli ultimi dati - sono a rischio moderato. 

Ieri il caso Lombardia ha rallentato la pubblicazione dei dati e, conseguentemente, l'ordinanza del ministro Roberto Speranza che ha portato la regione di Attilio Fontana in zona arancione insieme alla Sardegna. "L’epidemia - scrivono gli esperti - resta in una fase delicata ed un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale. L’attuale quadro a livello nazionale sottende infatti forti variazioni interregionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’elevata incidenza impongono comunque incisive misure restrittive".

Ma la buona notizia è che nel periodo che va dal 30 dicembre 2020 al 12 gennaio 2021 l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,97 (range 0,85– 1,11), in diminuzione dopo cinque settimane di crescita. Ma l’incidenza è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Di più: complessivamente sono nove le regioni ancora classificate a rischio alto o ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane: quattro a rischio alto, (erano 11 la settimana scorsa), 11 con rischio moderato (di cui cinque ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e sei con rischio basso. Ce ne sono due, ovvero Sicilia e Puglia, che hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2. Le altre hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario tipo uno. L'Umbria e la provincia autonoma di Bolzano sono state classificate a rischio alto per la terza settimana consecutiva mentre dodici hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva sopra la soglia critica anche se il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione da 2.636 (12/01/2021) a 2.487 (19/01/2021). Secondo la sintesi nazionale:

sono in una classificazione "moderata ad alto rischio di progressione a rischio alto": Lazio, Marche, Molise, PA Trento, Valle d'Aosta; 

sono in una classificazione di rischio alta: la provincia autonoma di Bolzano, la Sardegna, la Sicilia, l'Umbria;

sono in una classificazione di rischio moderata: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Veneto;

sono in una classificazione di rischio bassa: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria e Toscana. 

La regione che riporta "molteplici allerte di resilienza" è la Sicilia mentre nel resto d'Italia si osserva una generale diminuzione. Per questo "L’attuale quadro a livello nazionale sottende infatti forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’elevata incidenza impongono comunque incisive misure restrittive". Ovvero le zone rosse, arancioni e gialle. 

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