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Cronaca

Viale Vittoria, a tu per tu con il pusher: "Ecco perché lo faccio"

"Amico, non abbiamo altra scelta" continua a ripeterci il giovane che abbiamo incontrato. E se ne va a bordo della sua bici in attesa della notte

In Viale Vittoria funziona così: tu passeggi e loro si avvicinano per venderti la droga. Loro sono gli spacciatori che si muovono a bordo di biciclette agili e veloci che servono spesso a presidiare meglio la zona, da punta a punta e per andare a prendere la marijuana che spesso nascondono nei vicoli, mai in tasca per evitare di farsi trovare con le mani in pasta e con la roba addosso. “Amico, non abbiamo altra scelta – dice uno di questi ragazzi -. Abbiamo paura dopo i fatti di Via Gobetti (dove è morto uno spacciatore di 21 anni per un pugno di erba ndc), ma non c’è alternativa”. E’ a bordo di una bici bianca, si avvicina a noi con un fare amichevole, con gli occhi bassi, sotto il cappello di lana che indossa per ripararsi dal freddo e sfidare la notte. Sembra essersi svegliato da poco, deve aver incamerato energie per affrontare la notte fredda che scende su Parma e abbracciava Viale Vittoria rendendola per qualche ora ‘più sicura’ per loro, ovviamente. E per qualche ora tutta loro. I ragazzi che la presidiano vengono per lo più dalla Nigeria, sono stati catapultati a Parma quasi per caso, “io vengo dalla Sicilia – dice Antony (nome di fantasia) e sono passato da Roma. Non è facile questa vita, dormo in stazione e non spaccio (dice sorridendo). Sono alla ricerca di qualche lavoretto per mettermi i soldi da parte e cercare di essere in regola per avere un futuro migliore. Io non voglio fare questa vita per sempre, non posso. Ma per ora non c’è altra scelta, dobbiamo accontentarci”. E mentre lo dice lentamente, in un inglese abbastanza fluido, si stinge nel suo giubbino verde militare e allarga le braccia. Qualche suo amico, in nigeriano, gli consiglia probabilmente di smetterla, di non fidarsi e di andarsene, ci girano attorno con le biciclette, ma Antony va avanti. “Amico, io non spaccio, ma in qualche modo devo andare avanti. Quello che è successo nel quartiere San Leonardo non ci fa stare sicuri, abbiamo paura. Questa non è una bella vita”. E mentre lo dice si guarda intorno, probabilmente per assicurarsi che non ci siano le forze dell’ordine. Chissà quante volte avrà avuto il sospetto che anche noi lo fossimo. Lo salutiamo dandogli una pacca sulla spalla e ricordandogli che nella vita bisogna fare altro per mantenersi e lui lo ripete per la terza volta con il sorriso: “Ragazzi, non spaccio”. E se ne va a bordo della sua bici bianca in attesa della notte.

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