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Cronaca

"Io vittima di razzismo, mi negano la casa perché sarda"

"La proprietaria pretendeva che i miei fossero lavoratori con un contratto a tempo indeterminato. Una scusa per dirmi che non mi voleva"

“Non so francamente perché quando le ho detto che vengo dalla Sardegna lei ha alzato gli occhi al cielo e ha esclamato: ‘Oh mio Dio’. Ma sicuro che siamo nel 2018? Ho pensato questo”. La storia di Greta (nome di fantasia) è una di quelle che disturbano e che ravvivano con forza un concetto diventato più un problema culturale che di razzismo in sé, anche se Greta non usa mezzi termini per estrapolare in estrema sintesi il succo di una situazione che l’ha messa in imbarazzo. “Non mi hanno voluta in casa perché sono sarda, questa è la verità”. Sembra strano ma, a sentire questa ragazza di 21 anni che racconta la sua storia, non tanto.“Per favore me lo lasci dire: questo è razzismo”.

Greta (nome di fantasia) è una studentessa al suo secondo anno di università. Abita in provincia e aveva la passione per la zootecnia. Per svilupparla e tentare di trasformarla eventualmente in una professione aveva scelto di frequentare la facoltà di Zootecnia a Parma, trasferendosi in via Volturno. “Condividevo l’appartamento con altre due ragazze, ma non mi trovavo bene all’Università. Succede, no? Eppure questo a un certo punto è parso essere un problema”.

Per i suoi genitori?
“No, macché. Per la proprietaria di casa”. 

In che senso, mi scusi?
“Le pareva strano addirittura che io avessi deciso di cambiare facoltà. Eppure non trovo che sia un problema suo. I miei non mi hanno detto nulla, mi hanno aiutata e supportata nella scelta della facoltà di Beni artistici e dello spettacolo. Alla proprietaria di casa pareva strano anche che volessi abitare con la mia migliore amica …”.

Ma cosa è successo?
“E’ lunga: io dovevo trasferirmi a settembre nella nuova casa di proprietà di questa signora. Sia lei che l’agenzia a cui si affida per reclutare inquilini avevano dato il via libera al trasferimento. Arrivo in casa il 18 di settembre, sistemo la mia roba e preparo i documenti per il contratto.  Dieci giorni dopo è arrivata la signora per conoscermi. E da lì sono iniziati i miei problemi”. 

In che senso?
“Ha iniziato a chiedere giustamente di me, della mia famiglia, da dove venissi. Solite chiacchiere nell’interesse legittimo di una proprietaria che affida la casa a una inquilina che non conosce.  Cose normali, peccato che secondo lei nascere e crescere in Sardegna sia sinonimo di inaffidabilità”

Scusi, che significa?
“Evidentemente non le piacciono i sardi, cosa vuole che le dica? Mi ha raccontato della sua avventura in  Sardegna, durante una vacanza. Aveva paura che le succedesse qualcosa, non era tranquilla eppure la gente ci viene a fare visita da ogni parte del mondo. Mi ha parlato della povertà, del fatto che siamo un popolo di pastori e persino che ha visto pecore mangiare sassi. Glielo giuro. Mi sono sentita male”. 

Continui. 
“Voleva sapere che lavoro facessero i miei, da che famiglia provenissi. Si è agitata, secondo lei le mie risposte erano delle bugie.  Secondo lei io avrei voluto mentirle dicendole che i miei non vivessero a Parma. Noi siamo residenti in provincia ma a lei pareva strano che i miei vivessero in collina e non in città. Mi ha chiesto che lavoro facesse mio padre, quello di mia madre. Mio padre fa lo chef in un agriturismo, le sembrava strano che non volessi vivere con i miei. Le pareva strano che avessi cambiato facoltà dopo un anno. Anche che studiassi Beni artistici dello spettacolo. Ha cominciato a dire che non dava sbocchi, che non avrei trovato un lavoro. E io ci rimasi malissimo”. 

Ma non le ha detto però nulla sul fatto che lei sia nata e cresciuta in Sardegna. 
“Mah. Me lo ha fatto capire. E lo ha detto alla mia migliore amica con cui volevo andare ad abitare. Subito dopo il colloquio, sulle scale di casa, ha detto alle ragazze che io non avrei pagato, che non si fidava, che non le davo garanzie. Ma questa era solo una scusa. Ha detto alle ragazze che non le piacevo. Non le avevo fatto una buona impressione. Legittimo, dico io, ma non posso non piacere a una proprietaria di casa solo perché sono sarda. Se fossi stata del nord? In una famiglia di lavoratori come la nostra ci possiamo permettere una stanza in affitto. Anche io lavoro due giorni a settimana, l’anno scorso ho pagato la casa così, con i risparmi che mettevo da parte. Io non so perché mi abbia fatta fuori, al centesimo tentativo di invadere la mia privacy sembrava un interrogatorio. Mi sono un po’ irrigidita perché ho avvertito che non mi voleva dentro casa sua e forse ho cominciato a essere più decisa ma sempre con educazione”.

Poi cos’è successo?
“Appena ho detto che sono sarda, ho i testimoni, ha alzato gli occhi a cielo come per dire: “Viene dal terzo mondo, oh mio Dio”.  Episodi di razzismo nel 2018 non me li aspetto, soprattutto in una città civile come Parma. Ho avvertito subito che non si fidava di me, non le piacevo. Dopo il colloquio mi ha detto dopo di svuotare la stanza. Pazzesco”. 

Ma può essere che le sue siano sensazioni?
“No. Lo ha detto alle ragazze. Le ha fatto capire che i sardi non danno garanzie di pagamento. Ma che cos’è? Una storia di ricatti? Mi ha messo a disagio, le persone non si trattano così, faccio avanti e indietro tutte le mattine da Sala Baganza, sono 40 minuti di autobus ed è molto scomodo per me, sono molto legata agli autobus e agli orari. Lei è stata razzista nei miei confronti, a mio padre che lavora da tre anni e in modo continuativo fanno un contratto annuale. Come se fosse un tempo indeterminato. Si è nascosta dietro la scusa del contratto a tempo indeterminato per dirmi di andare via. E non so francamente cosa le abbia preso. E questo è vero perché io avevo sentito anche l’agenzia, mi ha confermato che aspettavano il responso della signora ma che non fosse questo un problema. Poi dopo il colloquio è cambiato qualcosa. Non mi voleva, non le piacevo come persona perché sono sarda. Me lo lasci dire”.

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