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Cronaca

Il giudice: "La maestra condannata per volgari insulti ai bambini"

Le motivazioni della sentenza che ha stabilito nei giorni scorsi una condanna a un mese e 20 giorni per una docente che aveva insultato gli alunni, strattonandone uno per il grembiule, dopo che un bagno venne trovato imbrattato di feci. L'Anm contro le critiche: si leggano le motivazioni

"Se sgridare gli alunni per una condotta sbagliata non è solo opportuno ma anzi assolutamente doveroso, tuttavia far degenerare l’ammonimento in volgari insulti significa valicare i limiti del potere correttivo correlato all’autorevolezza del proprio ruolo». Lo spiega il giudice nelle motivazioni della sentenza che ha stabilito nei giorni scorsi una condanna a un mese e 20 giorni per una docente che aveva insultato gli alunni, strattonandone uno per il grembiule, dopo che un bagno venne trovato imbrattato di feci. Sottolinea il giudice: «Né la difficoltà nella gestione della classe da parte della maestra o l’episodio dell’imbrattamento dei bagni possono giustificare questo tipo di invettive, proferite in modo pressoché indiscriminato nonostante l’assenza di prova di chi fosse il responsabile o se fosse proprio in quella classe».

Dalla motivazione emerge anche come il comportamento dell’insegnante condannata dal tribunale di  Parma per abuso di mezzi di correzione nei confronti degli alunni era stato immediatamente segnalato al preside della scuola da una lettera di alcune colleghe e lo stesso dirigente, alcuni mesi dopo, per gli stessi fatti le aveva inflitto una sanzione disciplinare. 

Il caso aveva suscitato parecchie critiche. Pronta la replica della giunta distrettuale dell'Anm dell'Emilia-Romagna,: "Siamo convinti che il diritto di critica dei provvedimenti giudiziari debba essere riconosciuto nel modo più ampio possibile, costituendo un efficace strumento di esame democratico di un'attività istituzionale, che viene esercitata nel nome del popolo italiano dai giudici che, a garanzia della fondamentale libertà della decisione, godono di ampia autonomia e indipendenza. Tuttavia, ci preme evidenziare che per comprendere e valutare l'operato del giudice sia necessario confrontarsi con la motivazione della sentenza, che è requisito essenziale e costituzionalmente imposto per ogni provvedimento, proprio per far sì che i cittadini, nel cui nome vengono emesse le sentenze, possano comprendere ed operare un vaglio sull'esercizio del potere giudiziario".

Il provvedimento del magistrato, ricorda l'Anm, nei giorni scorsi è stato "oggetto di accese critiche e plateale sdegno, senza però riferire in maniera completa il contenuto della motivazione" che non era nota al momento nel quale "sono state diffuse le notizie di stampa e i relativi commenti, rimbalzati con grande clamore, così determinando quello che, a leggere le motivazioni della sentenza, appare un travisamento dei fatti storici in essa delineati, giacché il provvedimento ha ripercorso e valutato - nelle motivazioni appunto - le numerose prove raccolte nel processo".

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