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Cronaca

L'inchiesta - Omofobia a Parma, casi in aumento

Dal ragazzo sequestrato in casa dal suo coinquilino perchè ha scoperto che era gay alle ragazze insultate da un vicino mentre erano nel cortile di casa, fino all'episodio in chiesa a Sala Baganza. Gli sforzi delle Istituzioni e delle associazioni Lgbt sono tanti ma la nostra città deve ancora fare i conti con la discriminazione

Sala Baganza, Noceto ma anche Parma, via Garibaldi, via Imbriani. Sono questi i luoghi degli ultimi episodi eclatanti di omofobia che sono stati registrati nel territorio parmense. Gli avvenimenti riportati sono usciti grazie alla denuncia delle vittime di omofobia o grazie all'interessamento delle associazioni Lgbt che lavorano su Parma per cercare di debellare questo male. Dopo la strage di Orlando si è tornati a parlare di omofobia che ogni giorni le persone Lgbtqi della nostra città vivono in modo più o meno pesante. Se i casi di omofobia registrati sono in percentuale ridotti non è così per la sensazione che si prova, ancora oggi, a camminare per Parma e soprattutto per i paesi della nostra provincia tranne qualche caso ancora molto poco friendly. L'allargamento dei diritti previsti dalle legge, come quella per le Unioni Civili, non va necessariamente a pari passo con l'evoluzione della società e lo sviluppo di una cultura del rispetto e dell'accettazione. Abbiamo cercato di capire se Parma è una città omofoba.

Ecco alcune delle voci che abbiamo raccolto. "Se parlo alle altre persone del fatto che mia figlia è lesbica le reazioni sono sostanzialmente di fastidio, ancora nella nostra città nel 2016 la situazione è molto pesante". "Quando giro per mano con il mio ragazzo gli sguardi non sono dei migliori, ho ancora timore. Sicuramente a livello di sensibilità generale si vive ancora tutto questo, nonostante il lavoro prezioso delle Istituzioni e delle associazioni". "Se si è tranquilli ad essere gay a Parma? Ancora no, anche se molti spazi sono stati aperti. Magari non ci sono tante aggressioni ma questo è un tema di cui non si riesce ancora a parlare con la gente comune". 

"Secondo me Parma non è omofoba - ci racconta Massimiliano Alari, presidente del Comitato Promotore Aldo Braibanti Arcigay Parma- anzi lo si vede dal lavoro costante, delle isituzioni per combattere l'omofobia. Casi eclatanti da quanto abito qua, non ce ne sono stati a mio avviso. Molti cittadini di Parma e provoncia, stanno rispondendo sempre di più alla lotta per i diritti civili, alla lotta contro l'omofobia. Gli esempi la piazza del 23 gennaio con oltre 500 persone, il 17 maggio giornata internazionale contro l'omofobia con la cammintata dove hanno aderito in molti, lunedì 13 giugno per ricordare le vittime di Orlando. Certo l'omofobia, va combattuta insieme ad associazioni del territorio, nelle scuole, per le strade. In più molti comuni della provincia di Parma, hanno contattato noi di Arcigay per lavorare su questo tema. Io personalmente, non ho mai avuto aggressioni, qualche risata si, qualche sguardo si. Io abito in provincia, qualche chiacchiericcio, sanno di me e del mio compagno. Ho scoperto una San Secondo molto friendly. Nelle scuole superiori ho notato che la parola frocio o gay vengono utilizzate molto. E i dirigenti scolastici dovrebbero fare qualcosa per risolvere questo.

"Casi eclatanti - spiega Elisabetta Ferrari di Agedo Parma-  a parte quella brutta storia del Regio di alcuni anni fa, nessuna specifica, ma  l'omofobia è presente continuamente in ogni dove perché noi stessi/e ne siamo portatrici data la cultura in cui siamo immerse. Siamo fatte e fatti più di cultura che di natura... società eteronormativa quindi se non ti adegui sei fuori. Comunque. La discriminazione e il pregiudizio passano troppo spesso nel silenzio. Basta entrare nelle scuole o parlare con dei e delle giovani. Dovremmo chiederci perché esistono dei locali per gay.. La rivendicazione dell"orgoglio di esistere per come si è, capire questo e per quanto mi riguarda da donna, etero e poi madre consapevole passa nella vita di tutti i giorni, in quello che si dice, si sceglie e soprattutto ci si mette in discussione. Poi ci sono le leggi che certamente servono  per le tutele giuridiche ma non bastano, il tutto deve partire dall'educazione alle differenze per le bambine e i bambini che si devono far uscire dalle gabbie dell"imposizione dei ruoli di genere. Guarda il discorso sarebbe lungo... comunque si chiede sempre di denunciare contro atti o parole omofobi. Ma non basta, bisogna parlarle e "sporcarsi audacemente" di omosessualità. Poi c' è  la manipolazione dell"omofobia come scontro di civiltà e anche qui l'immediata comparazione islam/terrore". 

"Per parlare di omofobia - sottolinea Valeria Savazzi del'Ottavo Colore- posso riferirmi alla mia esperienza personale. Parma è cambiata tanto da nove anni fa, quando è nata l'associazione LGBTI L'Ottavo Colore. Allora era addormentata e molto indifferente a certe tematiche, allora non esistevano associazioni che si occupassero di questi aspetti e questo era sicuramente specchio della realtà che si respirava. Ma da allora, tanta strada è stata fatta, Parma oggi non è più addormentata, è sensibile a queste tematiche, grazie al lavoro della nostra associazione in stretta collaborazione con le Istituzioni e con le altre associazioni sul territorio. Oggi, grazie a questo clima favorevole, sono nate altre associazioni, (mi viene in mente il neonato comitato promotore arcigay Aldo Braibanti) e altre ancora sono state sensibilizzate e a loro volta diffondono una cultura dell'accoglienza e del rispetto per le persone LGBTI. Parma secondo me, oggi, non è tanto omofoba, lo si vede oltre che dal sostegno del Comune, anche dalla partecipazione attiva della cittadinanza quando facciamo attività in piazza e dalla solidarietà che scatta quando denunciamo episodi di omofobia. Parma sa da che parte stare.  

"Ovviamente -prosegue Valeria- se abbiamo una Parma giusta, abbiamo anche una Parma ingiusta. Anche qui abbiamo registrato diversi casi di omofobia, prontamente denunciati. Io ricordo il ragazzo sequestrato in casa dal proprio coinquilino perché aveva scoperto la sua omosessualità, ricordo i due ragazzi che sono stati presi a insulti e a sputi da altri coetanei davanti al teatro Regio nel cuore della nostra città. Ricordo anche le due ragazze che, per un abbraccio, sono state allontanante dall'oratorio di una chiesa nella nostra Provincia, e ricordo i due ragazzi che sono stati sbeffeggiati dal cameriere di un noto ristorante di Parma. Ricordo altri casi di omofobia latente, che molte persone hanno condiviso con noi durante le nostre attività. Come, citando l'ultimo episodio, che vede coinvolta una giovane coppia con due bambine, prese ad insulti dal vicino di casa dopo un bacio a stampo nel cortile condominiale. Di strada ce n'é, ancora, sicuramente da fare, perché se accadono questi episodi vuol dire che qualcosa non funziona. Penso che sia importante continuare a diffondere cultura, continuare a parlarne perché solo così si potranno cancellare anche gli ultimi ceppi di omofobia. Ed è un lavoro che, per fortuna, viene sempre meno concepito come solo "compito" delle associazioni come la nostra. Questa, secondo me, è la strada giusta.  L'omofobia riguarda tutt*". 

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