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Benek, l'ex portiere che adesso segna un gol e mezzo a partita

Il polacco è il volto felice del Parma che corre a mille all'ora: la sua doppietta nel 5-0 vale il primo posto in classifica in solitaria

Questo Adrian cresce che è una bellezza. A vista d'occhio, di gara in gara. E il Parma se lo gode. Probabilmente quelli investiti per Benedyczak sono i 2,4 milioni di euro meglio spesi dal presidente Kyle Krause da quando è alla guida del club. Domenica, assieme ai suoi sodali, il patron americano ha festeggiato una manita gonfia di significato. La prova di forza dei suoi ragazzi è stata importante, di quelle che autorizzano i sogni di gloria. E con un Benek così, a proposito di sogni, tutta Parma pensa in grande. Il 2023 del talento polacco continua. Cresce lui, crescono i suoi numeri. E la seconda doppietta in maglia crociata si trascina dietro risultati da grande attaccante. Quarto gol in cinque partite, quinto nelle sei gare ufficiali della nuova stagione. È il gol numero tredici del  2023, l'undicesimo nelle ultime quindici partite contando tutte le competizioni, il decimo nelle ultime tredici della regular season. Benedyczak ha smesso di essere un giovane di belle speranze, è diventato un giovane di grande qualità, che conserva un piccolo primato. È stato il primo attaccante che milita in una serie minore (la Serie B) a essere chiamato in Nazionale. E pazienza se non ha giocato neanche un minuto.

Meglio per Pecchia e per il Parma che, dopo una settimana al fianco di Lewandowski e compagni, si godono un Benek più maturo. Glaciale dal dischetto (tre rigori su tre trasformati in questa stagione) cinico sotto porta. Era solo questione di tempo, evidentemente. Perché i Benek's, il calcio ce l'hanno nel sangue. Il nonno di Adrian era un difensore, giocava nelle serie minori. Il padre, Ireneusz, faceva il portiere della Kamień Pomorski, quarta serie. Gioca ancora con gli amici ma di professione guida gli autobus, prima ha fatto il soldato nell'esercito, difendendo la patria e giocando con la squadra dei militari. È stato lui a firmare il primo contratto di Benek quando il figlio aveva quattro anni. La squadra era la Kamień Pomorski, la stessa di Benek senior, suo primo allenatore. E per raccontare quanto Adrian fosse legato al pallone, ecco un aneddoto. Un giorno la famiglia era in giro per la Polonia, per una vacanza. Adrian, sempre in compagnia del pallone, vide un campo da calcio e costringe il padre a fermarsi per giocare. Il padre parava, il figlio tirava in porta. E pensare che, per via dell'altezza, Benek ha rischiato di fare il portiere seguendo le orme del genitore. Aveva dodici anni quando parò i rigori nel campionato delle società sportive popolari. Ma non è stato l'unico episodio che lo ha visto protagonista con i guanti. A 17 anni ha dovuto prendere il posto del compagno Łukasz Załuska, portiere.  L'allenatore  aveva già sfruttato tutti i cambi. Andò Benek in porta che, alla fine, fece il suo dovere. Porta inviolata, partita vinta. Ma il suo destino era già segnato. A tredici anni andò con il padre a giocare. Uno dei suoi compagni di squadra passò la palla molto forte e Adrian lo stoppò di petto prima di giocarla con i piedi. Note per gli osservatori di mezza Polonia. E da lì cominciò la storia dell'attuale attaccante del Parma. Che adesso se lo coccola evitando l'interesse e dei club tedeschi. L'ha tolto dal mercato, perché ci crede. Perché questo Adrian cresce ... veramente Benek. 

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