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Buffon: "Non so quando smetterò"

I bambini e tutta Peio in visibilio per Gigi: "Ho giocato con i più forti, ho vinto un Mondiale. Quando non sarò più un calciatore non so cosa farò"

Gigi Buffon è stato osannato in Val di Pejo. Al suo arrivo nella piazza del paese, a Peio Fonti, accompagnato dal Team Manager Alessio Cracolici che scortava anche il presidente Kyle Krause, ha risposto a tutte le domande che i bambini gli hanno rivolto. A molti di loro non pareva vero di trovarsi davanti il portiere dei portieri. Il capitano del Parma, come sempre con disponibilità e schiettezza ha risposto alle domande: "Sto pensando da tanti anni a quando smetterò. Le idee mi si sono confuse, ho conosciuto il mondo del calcio, però non sono sicuro al 100% che rimarrò in questo mondo. Sono curioso e mi piace conoscere anche altri mondi - ha detto Gigi ai ragazzi che gli chiedevano se si vede allenatore da grande -. Sbagliare o il farsi male fa parte di un percorso inevitabile. Questo è il mio 29esimo ritiro, sono caduto tante volte ma mi sono sempre ripreso. Sono consapevole di cosa posso ancora dare ed è una grande forza che ho dentro. Mi piacciono gli ottimisti, anche insensati come sono io, perchè è il mio modo migliore per vivere la mia vita".

Poi il tifo: che squadra ha tifato Buffon da piccolo?  "Da piccolo ero suggestionato da varie cose: colori delle maglie, scudetti, calciatori e allenatori. Da piccolo andavo a Udine dai miei zii juventini e lì sono diventato juventino. Alla Juve c’era Trapattoni, che andò all’Inter. L'ho seguito per due anni, non tifavo la squadra ma Trapattoni. Andato via lui, ho iniziato a seguire tutte le piccole. Mi sono sempre piaciuti i Davide contro Golia. C’era l’Avellino, il Genoa.. poi a 10 anni ho seguito il Genoa fino a 15-16 anni. Mi sono trovato bene ovunque sono stato, ho sempre cercato di creare rapporti. Ho avuto la fortuna di stare in luoghi in cui ho costruito rapporti veri. Sono stato bene ovunque: Parma, Juve, Parigi, dove ancora sento tanti ragazzi. La bellezza della vita è abbattere le barriere e sentire il prossimo più vicino. Il calciatore più forte con cui ho giocato? Un nome non lo faccio perché magari sono condizionato dal rapporto che c’è. Posso dire i 5 italiani più forti: Baggio, Totti, Del Piero, Pirlo e Antonio cassano, che seppur discontinuo valeva come questi. Stranieri dico Thuram, Neymar, Mbappe, CR7, Ibra, e dico solo attaccanti perchè sono quelli che alla fine rapiscono l’occhio e fanno sognare".

Perché Buffon ha scelto di fare il portiere? “Probabilmente devi essere eccentrico, fare il portiere eea avere una maglia diversa, guanti, cappellino. Piccoli oggetti che da ragazzo ti accendono la fantasia. Mi sono sempre piaciute le storie degli eroi greci ed è bello sognare che qualcuno si imbatta in sfide impossibili e la soddisfazione di vincerne una su 5 è immensa. Vale la pena perdere le altre se ne vinci una. In una carriera come la mia non ce un solo momento alto. Ce ne sono stati tanti come quelli bassi. Il punto di soddisfazione più grande è stato il mondiale, avevo 28 anni. Erano 11 che giocavo, pensavo di aver fatto metà carriera e invece non lo ero. Pensavo di esswre alla fine e non ero nemmeno a metà. Come per molti dei miei anni nasce grazie al mondiale del 1982. C’è stato un giocatore, Paolo Rossi, che ci fece vincere a suon di gol e in quelle serate d’estate ricordo che ero disattento ma quando giocavo sentivo i parenti sussultare per le azioni. Sentire loro così entusiasti e presi mi ha fatto iniziare a seguire il calcio”.

Si chiude con Messi o Ronaldo: il più forte? “Non è una domanda da fare perchè con Messi non ho giocato e quindi non posso dirlo. I campioni si vedono anche negli spogliatoi, ve lo dico. Ci sono tante leggende di giocatori enormi che alla fine era molta aria fritta. Concentratevi sugli uomini, più che sui calciatori". 

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