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La rinuncia dei compensi, il sì di Iacoponi e compagni: un patto tra gentiluomini

I dipendenti non saranno messi in cassa integrazione, il settore giovanile verrà tutelato

Un passo verso la società e uno verso il buon  senso. I tesserati del Parma marciano compatti e vanno nella direzione che – in fondo – tutte le società auspicano. Iacoponi e compagni hanno ‘firmato’ un patto tra gentiluomini con i vertici del club rinunciando, comunque dovesse finire, a una mensilità e percependo il 10% in meno nella busta paga annuale. Per un risparmio di qualche milione di euro. Un gesto dalla valenza importante, considerando che si naviga ancora in acque melmose in termini di ripartenza del Paese e ripresa del campionato. L’Istituto Superiore della Sanità frena i sogni di gloria coltivati dalla Figc e dal suo presidente Gabriele Gravina, desideroso di mandare avanti il tutto per evitare un danno sistemico di grande impatto per tante società. 

L’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio il mondo del pallone, in Serie A dopo la Juventus è stato il Parma il primo club a fare un passo importante verso la sua società con i tesserati pronti a rinunciare a una mensilità. E' un atto deciso, da uomini di fatti più che di parole. Perché di parole sugli stipendi ne stanno volando tante, ma intanto i tesserati del Parma hanno fatto un passo concreto, segnando un gol importante. E – nel caso in cui il campionato venisse cancellato – a sedersi ancora al tavolo con i dirigenti per discutere di ulteriori sforzi. I segnali distensivi in questo senso sono stati già accolti di fronte allo scenario peggiore. Chi ha sottoscritto un contratto federale (dallo staff di Roberto D’Aversa a quello di Daniele Faggiano passando per Iacoponi e compagni) sarà disponibile a risedersi al tavolo per affrontare il problema qualora la situazione lo richiedesse. Il tutto permette alla società di gestire il momento da vera squadra. Da sottolineare la scelta del Parma di non usufruire degli ammortizzatori sociali, grazie anche a quest’accordo con i calciatori e alla Banca Ore solidale attivata tra i dipendenti. No ad aiuti “statali” , un aspetto che in questo momento differenzia la società crociata da altre realtà della Serie A, ben più ricche del Parma.

Da questo accordo sono esclusi i dipendenti (che non sono stati messi in cassa integrazione grazie ad un meccanismo di banca ore solidale che sta permettendo di ottimizzare i piami ferie) e i componenti del settore giovanile, garantiti in tutto e per tutto. La rinuncia omnicomprensiva a una mensilità (pari circa al 10% annuo) è maturata in un clima disteso, con una trattativa condotta dai senatori dello spogliatoio, Iacoponi in prima linea con l’appoggio della squadra e del capitano Bruno Alves, molto disponibile e deciso a spingere i compagni verso questa direzione. Un passo fermo in un contesto ancora ignoto che – se dovesse subire ulteriori modifiche – richiederebbe un ulteriore tavolo di discussione tra le parti. Stima e rispetto reciproco permetteranno di gestire la faccenda in maniera distenza anche se la situazione dovesse precipitare con la cancellazione del campionato. Molte squadre pretenderanno la rinuncia di quattro mensilità da parte dei propri tesserati, il Parma riconoscendo il buon senso degli interpreti decisi a fare il primo passo, non avrà posizioni rigide, ma sarà disponibile al dialogo e al buon senso. Chiaro che ci sarà bisogno di ulteriori sforzi, ognuno è pronto a fare la propria parte e sottoscrivere una sorta di reciproca assicurazione che mira a tutelare tesserati e club. In caso di stop forzato, i tesserati saranno pronti a sottoscrivere il taglio del 20%, andando incontro alle esigenze del club.

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