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IL PERSONAGGIO

Il Parma nel destino: Di Chiara torna per lo sprint finale

Il difensore ha smaltito la botta che lo ha costretto a saltare la sfida con il Südtirol ed è pronto. Vuole lasciare il segno, riportando il Parma dove lo aveva lasciato. Dall'idolo Sheva al Piano B: con il gialloblù dentro

Per lo sprint finale serve anche la corsa di Gianluca Di Chiara. Il terzino sinistro, atteso a lungo da Fabio Pecchia durante il mercato estivo, ha smaltito la botta presa in allenamento la scorsa settimana che lo ha costretto a saltare la gara di Bolzano contro il Südtirol. Sarà regolarmente nell'elenco dei convocati per la partita del Tardini con lo Spezia, in programma sabato alle 16:15. Per il Parma, e per Di Chiara, dovrà essere la gara del rilancio. La squadra di Pecchia ha raccolto un punto in due partite, senza segnare, tra l'altro. Servirà una risposta corale per cancellare qualche segnale di inquietudine colto qua e la dopo questa mini serie che ha evidenziato un rallentamento. Segnali dovrà darne anche Di Chiara che, più di altri, mira a chiudere definitivamente un cerchio con il Parma aperto tra il 2003 e il 2007, dove ha fatto la trafila delle giovanili.

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 Da Parma a Parma

In questi anni sono cambiate tante cose dalle parti di Collecchio. Il mondo crociato non è più quello che ha conosciuto lui. Ma è pur sempre qui che, prima di essere Di Chiara, Gianluca aveva cominciato a coltivare la speranza di diventare calciatore professionista, di trasformare quello che era solo un gioco in un lavoro vero. Ce l'ha fatta partendo proprio con la maglia del Parma addosso, esaudendo una parte del suo sogno: giocare almeno una partita in Serie A. Fatto (13 con il Benevento). Per l'altra parte, ambiziosa, servirà aspettare (Nazionale e Champions League). Non era scontato. Non per il figlio di un muratore, terzo di tre fratelli che hanno coltivato (come il signor Di Chiara) la passione per il calcio e spinto Gianluca a esaudire anche i loro, di  sogni. Nella Palermo di fine anni novanta e inizio 2000 c'era spazio per pensare in grande. La città si preparava ad accogliere Maurizio Zamparini e a scrivere pagine importanti nel pallone. I rosanero si sarebbero affrancati dagli anni di B e C per fare la voce grossa nella massima serie con l'imprenditore veneto. Mentre la famiglia Di Chiara preparava le valigie per trasferirsi al Nord. Destinazione: Reggio Emilia. Di Chiara senior aveva trovato lavoro e la famiglia si era spostata, sempre con Palermo (e il Palermo) nel cuore verso la Pianura Padana. Gianluca cresceva, con in braccio il pallone, sognando di emulare il suo idolo Shevchenko che faceva faville con il Milan. Dopo la scuola esisteva solo il pallone e le corse sui campetti. Non c'era un Piano B oltre alla palla: se non era fuori a giocare era dentro casa a guardare la Formula 1. Ma non sarebbe mai diventato pilota. Gli piaceva fare gol, come Sheva: qualche rete arrivava, nelle giovanili crociate, prima che cominciasse il giro lungo: da Latina a Catanzaro, passando per Foggia con De Zerbi e Benevento. Intanto Collecchio si trasformava. In questo viaggio di andata e ritorno, la base operativa del club non è più la stessa, anche se qualche volto amico è rimasto: quello di Giovanni Manzani, ad esempio, segretario sportivo del Settore Giovanile che ha lanciato Gianluca e che è ancora dietro, a distanza di vent’anni, a quei giovani che vorrebbero fare del calcio una professione. E intanto si divertono. Così come si divertiva Gianluca, chiamato con i compagni a portare il Parma in Serie A. Per lo sprint finale, serve anche la sua corsa. 

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