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Premio 'Sport e Civiltà' arriva alla 39a edizione: sul palco Scala e Ferrari per il Parma

Premiti i giornalisti Alessandra De Stefano della Rai e Philippe Brunel, firma de L’Equipe, la leggenda della pallanuoto Eraldo Pizzo, la schermitrice paralimpica Beatrice «Bebe» Vio, Adriano Malori, la nazionale italiana under 18 di pallavolo, il direttore generale della Juventus Marotta, Andrea Lucchetta, l’alpinista Hervé Barmasse, il «progetto» del Parma Calcio 1913 e, come premio «Ercole Negri», Michele Pertusi

La trentanovesima edizione del premio internazionale Sport Civiltà, la manifestazione organizzata dai Veterani dello sport di Parma al Teatro Regio, fila liscia nella splendida cornice di una location sempre più affascinante. Il Parma, premiato nelle figure di Presidente e Vicepresindente, Nevio Scala e Marco Ferrari, ha incassato di buon grado il riconoscimento per l'azionariato diffuso, un nuovo modo di fare calcio: "Non è facile in due parole spiegare tutto quello che sta succedendo. Tutto nasce da una telefonata di Marco Ferrari, che mi dice: «Nevio, devo parlarti». Io ero tranquillo a casa mia e lui è venuto a Lozzo Atestino e mi ha illustrato il suo progetto. Parma è stata dall' '89 al '96 la mia creatura e non potevo dire no alla rinascita, questo è davvero un nuovo inizio". Visibilmente emozionato, il presidente dialoga tra il presentatore Massimo De Luca, e Marco Ferrari: "E tutto nuovo perché Parma è stata la punta dell'iceberg di un calcio che non funziona più - dice il vicepresidente -.  Non si può fare calcio così, nella vecchia maniera, nel modo in cui è stato sempre fatto, e noi stiamo provando a farlo attraverso 500 soci che ci sostengono e a cui va il nostro ringraziamento. Tutti quelli che hanno creduto in noi e nel nostro azionariato diffuso, vanno solo ringraziati. E tra questi c'è Scala, solo lui poteva incarnare l'anima di questo progetto". De Luca incalza ricordando i fasti del passato, quando Nevio allenava: "Del vecchio Parma in questo nuovo ciclo ci può essere solo l'anima, e l'umiltà. La squadra di Marco è fatta di indilustriali che ci danno la forza di andare avanti dal punto di vista economico. La mia è fatta da Apolloni, Minotti, Pizzi, Galassi che, a loro volta, hanno scelto calciatori e tutto il resto. Facevamo le riunioni a casa mia o a casa di Ferrari, non avevamo lo stadio e il fallimento ci ha chiuso le porte e ha spento la luce". Ma non la passione dei tifosi che si sono abbonati in quantità esagerata, che ha sorpreso anche i vertici del nuovo Parma: "Quando giochiamo in casa ci sono sempre dieci mila persone - dice Ferrari -. Il calcio non è una sciocchezza e rappresenta una identità. Parma si è sentita offesa e stuprata nel orgoglio in questi anni passati. Tutti hanno regito come dovevano perché hanno un grande senso di appartenenza. C'è un grande seguito e questo ci rende orgogliosi di essere parmigiani". La vittoria non è dovuta a tutti i costi, perché va conquistata sul campo attraverso le prestazioni. "Non è che solo perché ti chiami Parma devi vincere per forza. Chi giocha contro di noi gioca la gara della vita. Sembra che sia tutto dovuto ma il 3 di agosto eravamo noi e i cinque giocatori in prova. Siamo felici ora perché la gente ci vuole bene, ha accettato il nostro messaggio di pulizia che cerca il risultato a modo nostro". E Ferrari, prima di ritirare il Premio, lascia la platea con una chicca: "Quando con Scala parlavamo di calcio durante quelle notti, mi ha chiesto un solo consenso: l'abbonamento al Regio". 

LA 39esima edizione di 'Sport e civiltà', ecco chi c'era

Sul palco, oltre ai conduttori Massimo De Luca e Francesca Strozzi, sono stati premiti i giornalisti Alessandra De Stefano della Rai e Philippe Brunel, firma de L’Equipe, la leggenda della pallanuoto Eraldo Pizzo, la schermitrice paralimpica Beatrice «Bebe» Vio, il campione italiano a cronometro di ciclismo (e secondo nel mondiale) Adriano Malori, la nazionale italiana under 18 di pallavolo reduce dall’oro nella competizione iridata. E ancora, il direttore generale della Juventus Giuseppe Marotta, l’ex pallavolista Andrea Lucchetta, l’alpinista Hervé Barmasse, il «progetto» del Parma Calcio 1913 e, come premio «Ercole Negri», Michele Pertusi.

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