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La promessa di Asprilla: "Parma, ci rivediamo alla festa per la promozione in Serie A"

L'idolo della Curva Nord in città per qualche giorno: "Oggi sono commentatore per Espn ma non mi manca giocare a calcio. Mi godo le partite. Il razzismo? Esisterà sempre: se uno è forte cercano di distrarlo. Una volta mi lanciarono una bottiglia di Coca-Cola..."

Ci sono le carte, gli amici di sempre con qualche pensiero in più e i capelli (pochi) verso il bianco. Quelli di Marco Osio sono ancora lunghi, quelli di Gigi Apolloni sempre ordinati. Come trent'anni fa. Non è cambiato nulla da 'Ginetto' in via D'Azeglio. Un tempo era il luogo di ritrovo per gli assi di quel Parma che ha stupito il mondo, oggi è ancora il quartiere generale della stessa gente. Le foto affisse alle pareti sono solo un po' più gialle, ma lasciano lo stesso spazio a un blu che non è mai sbiadito e si mantiene vivo. In una c'è il sorriso coinvolgente di Faustino 'Tino' Asprilla mentre abbraccia Gigi Apolloni. Se sposti lo sguardo si può vedere quasi la stessa scena. Gigi e Tino mentre si divertono come un tempo: nella saletta interna ci sono loro, attorno a un tavolo con le carte in mano a giocare a briscola. È il gioco preferito di Asprilla, a Parma per un paio di giorni attorniato da quella che è stata la sua gente e che gli è rimasta fedele. Cesare Frambati, che di solito lancia cori dalla Nord - come faceva trent'anni prima - gioca contro Tino e il Sindaco Osio. Una sfida accesa, nessuno vuole perdere. Ma la partita si interrompe 'solo per dieci minuti', il tempo di rispondere alle nostre domande. 

Grazie.

"Prego. Qua è sempre così. Non è cambiato niente". 

Perché Asprilla è così amato?

"Perché sono sempre stato una persona molto semplice, un ragazzo che i miei amici e i miei compagni di squadra hanno avuto modo di conoscere davvero. Mi è sempre piaciuto ridere e stare bene con loo, in allenamento mi sforzavo e cercavo di dare il meglio di me. Ma andava meglio fuori, dove si vedeva il vero 'me': sono sempre stato una bella persona. Quando vengo a Parma, anche dopo 30 anni, la gente è felice. Vede? Ci sono persone che hanno mollato per qualche ora il loro lavoro per stare con me. Questo è quello che ho lasciato". 

Asprilla lo conosciamo tutti, ma chi è Tino?

"È un grande amante della vita. Delle cose semplici e del divertimento. Non sono cambiato. Sono rimasto ancora come un tempo: il primo giocatore colombiano ad essere sbarcato in Italia. Sono affezionato a Parma oggi più di allora perché la città mi ha dato l'occasione di farmi conoscere. La gente non sapeva dell'esistenza del calcio colombiano, ma i giocatori della mia generazione hanno dimostrato di poter avere un futuro davanti. Potevamo essere forti nel mondo. E Parma mi ha dato questa opportunità. Sarò per sempre legato a Parma". 

Asprilla funzionerebbe anche in questo calcio, è d'accordo?

"Eh (ride ndc). Lo so. Però ho avuto la fortuna di giocare negli anni in cui in Italia il calcio era veramente complicato e di grande livello. Dopo il 1990 e il Mondiale disputato a casa vostra, il calcio italiano viveva nel periodo più affascinante. Diciamo che mi sono allenato bene, per questo motivo posso dire che nel calcio di oggi funzionerei. Ma non mi manca il pallone. Ho avuto la possibilità di giocare a calcio in un'epoca felice, dove c'erano tantissimi giocatori forti. E adesso mi godo le partite degli altri". 

Cosa fa Asprilla oggi?

"Vive in Colombia, a Bogotà. Fa l'opinionista per Espn, parliamo di calcio. Ma non è più la Colombia di prima".

In che senso?

"Fino a due anni fa si viveva benissimo. Avevamo un presidente che voleva il bene di tutti. Oggi è diventata difficile stare in Colombia. Abbiamo un presidente di sinistra (Gustavo Petro ndc) che non capisce niente. Ma è sempre casa mia".

Il calcio le ha aperto tante porte.

"È vero. Io giocavo nell'Atletico Nacional. La squadra di Pablo Escobar. Io l'ho conosciuto, chiaramente: Pablo non si fidava di nessuno. Era così, ma non ho mai avuto a che fare con lui, l'ho visto poco anche perché dopo sono venuto in Italia". 

E sembra che il passaggio al Parma l'abbia curato lui dal carcere-fortezza de La Catedral dove era detenuto. Fu decisivo il suo ok. Si può dire che grazie al calcio ha conosciuto gli amici più cari?

"Sì. Ho avuto la fortuna di avere tanti amici nel mondo del calcio. Parma, per esempio, per me significa Gigi Apolloni e Marco Osio. Ricordo di aver passato moltissimo tempo con loro. In Colombia, per esempio, con Higuita e Valderrama, saremo amici per sempre, per tutto quello che abbiamo vissuto insieme". 

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C'è un nuovo Asprilla? 

"A Parma no, ma nel mondo forse sì. Penso che Mbappé sia il calciatore che più si avvicina a Tino. Per il modo in cui giocavo io, in velocità, il francese mi somiglia".

Esiste il razzismo?

"Esiste e sempre esisterà. Fuori dal campo nessuno mi ha mai detto niente, potevo e posso passeggiare tranquillamente. Ma in campo, quando un giocatore è forte, è grande, è diverso dagli altri, fa paura. Fin quando giocavo a Parma ricevevo sempre e solo applausi. La gente mi voleva bene, mi adorava. Quando andavo fuori casa la storia cambiava".

È stato vittima di insulti razzisti?

"Sì, ma solo in campo. Per esempio, i tifosi di Atalanta e Udinese passavano il loro tempo a insultarmi. Provavano a distrarmi perché sapevano che avrei potuto fare del male alla loro squadra. Mi temevano. Una volta a San Siro, contro il Milan, qualcuno mi ha lanciato una bottiglietta di Coca-Cola. Ero vicino alla bandierina del calcio d'angolo, mi hanno lanciato questa bottiglietta che ha toccato prima per terra poi è venuta verso di me. L'ho presa al volo, l'ho aperta e l'ho bevuta. Poi l'ho buttata. Fu una scena curiosa".

Parliamo del Parma di oggi. Lo segue?

"Sì. Bravissimi. Siamo tutti felici, siamo primi in classifica e non vediamo l'ora che arrivi in Serie A. Così saremo contenti. Domenica torno in Colombia perché devo lavorare, ma vi prometto una cosa". 

Prego.

"Sarò a Parma per la festa promozione. Ora scusate, ma c'è Marco (Osio ndc) che mi aspetta. Dobbiamo sfidare Gigi (Apolloni ndc) e batterlo. Come sempre": 

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