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L'ANALISI

Un centravanti e Benek sull'esterno: così Pecchia 'aggiusta' il Parma

L'esperimento del polacco di punta non ha portato i frutti sperati. Con l'Ascoli serviva più fisicità in area e sull'episodio contestato alla fine della partita, il tecnico dimostra la sua grande apertura mentale: "Credo non sia successo nulla"

Partiamo dalla fine: l'episodio che ha fatto saltare i nervi ai tifosi del Parma, fino al punto da sfogare la loro rabbia sui social presi d'assalto, è stato velocemente derubricato da Fabio Pecchia, maestro di fair play, in conferenza stampa: "Credo non sia successo nulla", riferendosi al tiro di Charpentier finito sul corpo di Di Tacchio al 95' della partita con l'Ascoli. "Da parte nostra ci doveva essere più la voglia di sfondare la porta, perché questa è la dimostrazione che la squadra ci voleva credere e ci credeva", ha detto l'allenatore del Parma, tornando saggiamente alle cose di campo. Dove, qualcosa, non deve aver funzionato come al solito. Il Parma ha faticato, contro un Ascoli accorto e in grande condizione fisica per aver portato avanti il pressing uomo contro uomo per quasi tutta la durata della partita. Alla fine i suoi ragazzi tireranno verso la porta 19 volte, ma solo 5 di questi tentativi finiranno nello specchio. Oltre alla mira, è mancata anche la velocità di palleggio che l'allenatore aveva chiesto pubblicamente ai suoi alla vigilia della partita. Per creare spazi da attaccare con la velocità di Benek.

Pecchia ha provato a giocarsela con Adrian di punta, un ruolo in cui però il polacco ha spesso dimostrato di saper interpretare poco. Adrian, in fondo, ha sempre fatto cose straordinarie da esterno. E proprio come esterno lo aveva plasmato don Fabio, pretendendo da lui che attaccasse la porta lateralmente, sviluppando la sua corsa devastante in spazi aperti e sfruttando la sua abilità nella visione di gioco. Magari un domani Benedyczak si trasformerà in un grande attaccante, ma per ora è un po' indietro. Il Parma ha avuto poco peso davanti contro una squadra che la mette sull'agonismo e sul fisico. A fare la guerra con Botteghin e combriccola, a un certo punto, ci è finito anche Mihaila che non si distingue proprio per la presenza in area. Valentin, oltre a essere un peso piuma, ama svariare. La mossa che aveva in testa Pecchia, però, era quella di stanare la difesa, attirarla portando gli avversari sul portatore per poi infilare le sue frecce ai fianchi di Castori. Esperimento che, purtroppo, non è riuscito. Il 65,75% di possesso palla è rimasto un dato fine a se stesso e gli 818 palloni manovrati in 100 minuti hanno prodotto 29 giocate nell'area avversaria. Rimbalzati dalla difesa dell'Ascoli. Ci ha provato anche con i cross (24 in tutta la partita), a un certo punto, il Parma. Ma tra errori di misura e l'assenza di un vero centravanti per un tempo e più (visto che quando è entrato, Bonny ha fatto il trequartista lasciando lo spazio davanti a Viviano a Mihaila) non ha prodotto tantissimo in zona gol. Qualcosa da aggiustare c'è, in vista delle partite contro Sampdoria e Modena bisogna preparare il terreno per affrontare il Venezia in casa, nella migliore condizione possibile. È qui che si decide il campionato. "Continuo a dirlo, non voglio essere monotono. Questa è la Serie B, le partite si giocano. È un torneo aperto fino all’ultima giornata. Questo è il segnale che bisogna mandare" ha detto alla fine della partita l'allenatore. Intanto, continua la striscia positiva al Tardini, dove il Parma è imbattuto da 16 gare casalinghe in Serie B (10V, 6N). È quasi record. Quello, però, appartiene a D'Aversa, che aveva trasformato il Tardini in un fortino, rimasto in piedi per 17 gare di fila. Pecchia è a -1 dal record, intanto il suo Parma ha già 'allungato' su quello dell'amico Roberto. Nell'anno della promozione, dopo venti partite, quella squadra aveva 32 punti ed era al terzo posto. Questa viaggia a una velocità di crociera di dieci nodi superiore. I punti sono 42, le vittorie 12. Numeri che valgono il primo posto. Ed è da qui che Pecchia vuole ripartire. 

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