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INTERVISTA

Chiara Allegri: "Parma deve riscoprire l'amore per il museo"

Intervista alla direttrice del Museo Cinese ed Etnografico di Parma: "La cultura a Parma deve fare un passo avanti importante, per creare delle vere reti: non c'è ancora una programmazione condivisa"

"La cultura a Parma deve fare un passo avanti importante, per creare delle vere reti. Al momento gli Enti culturali collaborano tra di loro ma non siamo inseriti in un sistema unitario: non c'è ancora una programmazione condivisa". Chiara Allegri da circa un anno dirige il Museo Cinese ed Etnografico di Parma. Una sfida ed una scommessa importante per una città come Parma e per i parmigiani, tradizionalmente legati agli ambiti culturali del teatro e della lirica. Allargando lo sguardo oltre il museo e cercando di coinvolgere la città, in tutti i suoi ambiti, il Museo è riuscito a coinvolgere sempre più persone e in un anno si contano circa 10 mila visitatori. "Un risultato non da poco per un museo iperspecializzato e di provincia" 

Che impostazione ha deciso di dare al Museo Cinese al momento del suo arrivo alla direzione? 

"Il museo -  nato dall'idea dei Missionari Saveriani, che hanno a Parma la loro casa madre mondiale - rappresenta un unicum a livello nazionale, la cultura e l'arte cinese in Italia sono poco conosciute e divulgate. Inizialmente l'intenzione era di far conoscere il nostro 'cuore'. I missionari Saveriani hanno iniziato ad operare in Cina nel corso dell'Ottocento. Portavano molti pezzi per consentire ai giovani seminaristi di studiare le simbologie della cultura cinese. Abbiamo collezioni che vanno dal Neolitico (con le grandi terracotte dal Terzo Millennio avanti Cristo) fino alla metà del Novecento che racchiudono in raggio temporale molto ampio. Anche la tipologia di materiale è ampia: si va dall'arte vascolare ai tessuti, dalle sculture agli arredamenti, i dipinti e oggetti di vita quotidiana. Ho deciso di impostare il museo sul tema della divulgazione per poter arrivare al maggior numero di persone, dal pubblico scientifico, alle Università fino ai cittadini. Il pezzo d'arte serve a comunicare qualcosa e a lanciare dei messaggi precisi, con l'obiettivo di aprire la conoscenza a tante culture differenti rispetto a quella occidentali" 

 Lo spazio della città e lo spazio del museo. Quale è il loro rapporto e come il museo interagisce con la città ? 

"E' un rapporto biunivico, non ci sono altri musei a Parma specializzati in arte ed etnografia extraeuropea. Abbiamo una grande responsabilità. Grazie al progetto di divulgazione museale, tramite eventi e momenti di riflessione con la città, abbiamo creato un grande rapporto con Parma. Siamo legati alla città anche a livello fisiologico e viscerale, qui c'è la casa madre mondiale dei Saveriani. Ma oltre allo sguardo sulla città abbiamo anche molti contatti esterni: per esempio ieri ho incontrato un padre che è appena tornato dal Giappone e siamo in collegamento, tra le tante istituzioni, anche con l'Università di Pechino" 

Il Museo Cinese ed Etnografico di Parma

Quale è la risposta dei parmigiani ad una cultura 'altra'?

"La risposta è stata ottima, fa parte del nostro lavoro andare a cercare i modi e gli strumenti migliori per intercettare l'interesse. Tra ingressi semplici ed eventi abbiamo circa 10 mila visitatori all'anno, un risultato non da poco per un museo iperspecializzato e di provincia. Stiamo lavorando con l'associazione degli Amici della Pilotta e abbiamo un grosso progetto, già avviato con il dottor Simone Verde e attualmente in corso, di aprire una sede del museo cinese presso le Scuderie della Pilotta. In primavera apriremo per le Giornate del Fai, per stimolare i visitatori che vogliono scoprire angoli diversi della città. Fuori dal nostro territorio lavoriamo con musei italiani e non solo, con il Mudec, il Museo delle Culture di Milano per la creazione di una rete di musei etnografici italiani, un network fisso e il 10 aprile ci incontreremo a Parma" 

Su quali punti di innovazione culturale crede che Parma dovrebbe puntare per il futuro, come vede la città tra 20 anni? 

"La cultura a Parma deve fare un passo avanti importante, per creare delle vere reti: non c'è ancora una programmazione condivisa e così a volte si creano sovrapposizioni. Parma è legata al teatro e alle arti performative ma credo che possa riscoprire anche l'amore per il museo. Il nostro ruolo è capire come valorizzare gli spazi museali e renderli più attraenti. Sono luoghi in cui si può creare aggregazione e socialità. In Francia i musei ci si siede per terra, ci si diverte. In Italia non è cosi: c'è ancora un senso di distacco e di riverenza nei confronti di questi spazi. Per quanto riguarda gli allestimenti amo molto lasciare l'opera al vivo: la vetrina crea una barriera. L'esposizione, per quanto possibile, dovrebbe essere libera da vincoli strutturali" 

Avete aperto spazi di riflessione sul tema della decolonizzazione per quanto riguarda le collezioni museali...

"E' un tema dal quale non possiamo esimerci, all'estero il dibattito è già partito da anni. Non ci sono delle policy precise su come trattare il tema del colonialismo e della decolonizzazione. Noi, come tutti i musei missionari, siamo un caso a parte perchè le nostre collezioni sono arrivate con le donazioni dai popoli, dopo che i missionari avevano creato un rapporto stretto con la gente, realizzando opere sociali di vario tipo. I Saveriani, per esempio, hanno aperto l'Università Cattolica in Sierra Leone. Sono le stesse popolazioni che regalano opere che per loro sono importanti, che spesso hanno valore etnografico, oltre che un forte valore affettivo" 

Chiara Allegri, direttrice del Museo Cinese ed Etnografico di Parma

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