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Cronaca

Il viaggio di Thaisa a Parma, sulle tracce del nonno brasiliano che liberò l'Italia dal nazifascismo

Passa anche per Parma il viaggio di una 43enne sulle tracce del parente, ripercorrendo la sua incredibile storia da romanzo: "Aiutatemi a cercare coloro che salvarono mio nonno"

Una storia da romanzo. Ambientata nell'Italia tartassata dalla guerra. Un racconto che passa anche per Parma. E' il viaggio di Thaisa Bestetti, 43enne brasiliana, che ha deciso di ripercorrere le tappe del nonno - Arlindo Bestetti - che con l'esercito brasiliano volle dare il suo contributo per liberare dal nazifascismo l'Italia, terra dei suoi genitori. La nipote adesso ha deciso di ripercorrere il peregrinaggio del nonno, nel tentativo di ricomporre l'incredibile storia che lo ha visto protagonista. E per mettere tutti i pezzi del puzzle al loro posto dalle pagine di Today.it lancia un appello agli abitanti di Parma e delle altre città del Belpaese che hanno fatto sfondo alla storia da romanzo dell'amato nonno. 

A gennaio la 43enne visiterà i luoghi percorsi da Arlindo. Porterà con sé le cartoline che il nonno aveva spedito alla sua famiglia, per restituirle ai sindaci dei luoghi d'origine. Un gesto di amicizia, ma anche una necessità: incontrare le famiglie degli italiani che diedero ospitalità al nonno militare e, almeno in un caso, lo hanno salvato. 

Il viaggio di Thaisa, dal 3 al 12 gennaio 2024, è un progetto sostenuto dal Museo nazionale dell'emigrazione italiana, con la collaborazione dell'Unione delle pro loco d'Italia, l'Associazione di amicizia Italia-Brasile e le sedi regionali dell'Anci, l'Associazione nazionale comuni italiani. Arlindo Bestetti, nato nel 1910, sbarca a Livorno con la Forza di spedizione brasiliana nel 1944. E da lì comincia la risalita attraverso la Toscana e le montagne.

In nove giorni, Thaisa  seguirà il percorso che per quasi un anno ha impegnato l'esercito brasiliano nella  risalita del fronte toccando anche Parma, ma non solo: Viareggio, Marina di Pisa, Livorno, San Rossore, Pisa, Montecatini, Pistoia, Castel di Casio, Lodio di Là, Ponte di Verzuno, Vigo, Vimignano, Rocchetta Mattei, Collina di Savignano, Riola, Castelnuovo, Porretta Terme, Bombiana, Bologna, Vignola, Maranello, Sassuolo, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Borgonovo Val Tidone. Per concludere ad Alessandria, Rapallo, e, infine, Genova, da dove salparono i suoi bisnonni. Tra i passeggeri di quegli anni, dallo stesso porto che accoglierà Thaisa, partì uno scrittore, Edmondo De Amicis: “Quando arrivai, verso sera, l'imbarco degli emigranti era già cominciato da un'ora, e il Galileo, congiunto alla calata da un piccolo ponte mobile, continuava a insaccar miseria”. 

Il primo paese dove Thaisa cerca le famiglie che aiutarono il nonno è nel Bolognese, a Castel di Casio, sull'Appennino emiliano. “Venne ospitato – racconta Thaisa Bestetti – nella casa del signor Augusto, sposato con la signora Maria. Avevano quattro figli. Una di loro si chiamava Augusta e aveva 15 anni nell'ottobre del 1944. Vivevano nella zona tra i fiumi Limentra e Reno. Lo invitavano sempre a cena e parlavano molto della storia del castello di Rocchetta Mattei e delle storie della regione”. Castel di Casio ha poco più di tremila abitanti. Se non sono a loro volta emigrati alla fine della guerra, Thaisa spera che qualcuno possa portarla dai figli o dai nipoti di Augusto e Maria. Di loro non conosce altro.

Collina di Savignano, frazione di Grizzana Morandi, sempre nella provincia di Bologna, Arlindo Bestetti, che allora ha 34 anni, rischia due volte di morire. La prima per un incendio, poi di freddo. “All'inizio – spiega Thaisa Bestetti – mio nonno si fermò nella stalla di un contadino, il signor Paselli. Doveva dormire con cinque mucche. Rimase in questa zona per quasi tre mesi. Il primo gennaio 1945 si svegliò con il fuoco da tutte le parti. Uscì dalla stalla in mutande e perse nel fuoco tutto ciò che aveva, comprese le armi che scoppiarono. Rimase senza nulla e senza un luogo dove ripararsi. Dovette dormire in una tenda, mentre intorno la neve era alta fino a un metro. Dopo che se ne andarono i sudafricani, trovò la casa di una signora chiamata Elena, che si è presa molta cura di lui, perché ha avuto la febbre alta per più di una settimana”. Del signor Paselli e della signora Elena, Thaisa Bestetti cerca i familiari, o almeno qualcuno che li abbia conosciuti.

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