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Cronaca Sala Baganza

Sala Baganza, il consigliere M5s Distante: "Perchè il viaggio della Merusi a Cutro?"

Il rappresentante di Libera era presente all'assemblea dei sindaci della Provincia, avvenuta nei giorni scorsi, per affrontare il tema delle infiltrazioni mafiose nel territorio emiliano. I sindaci dei comuni interessati dalle ultime indagini giudiziarie denunciano l'assenza dello Stato e la mancanza di strumenti nel contrasto alla criminalità. Il sindaco di Sala Baganza commenta: "Ci si trova coinvolti e quasi non si sa il perchè" ma, un consigliere di minoranza ribatte "C'è una foto del sindaco in visita a Cutro alla festa del patrono…"

“Nei giorni scorsi si è svolta in Provincia l'assemblea dei sindaci. All'occasione era presente anche il rappresentante di Libera Parma con l'intento di ricordare l'esistenza della mafia nelle terre emiliane, emersa ulteriormente grazie all'operazione Aemilia che ha colpito una cellula 'ndranghetista, ha portato all'arresto oltre 80 persone ed emanato più di 100 ordinanze di custodia cautelare interessando anche la nostra provincia. La "pesante infiltrazione"  richiede sempre di più, sottolinea il rappresentante di Libera,  l'impegno e la “disponibilità dei sindaci presenti a farsi promotori d’iniziative, sensibilizzando così i propri cittadini”.

La 'ndrangheta, una delle mafie più importanti e presenti nei nostri territori, negli anni si è impossessata di tutti settori redditizi; dall'agroalimentare alle fonti energetiche passando per i centri commerciali e le slot-machine. Alcuni di questi settori sono stati completamente assorbiti dal business criminale: l' edilizia, strettamente legata ai lavori pubblici e all'attività immobiliare, ne è un esempio oramai storico.

Nell'inchiesta Aemilia a Sorbolo sono stati sequestrati più di 40 appartamenti e indagati imprenditori edili ed affilitati che, attraverso una rete di ditte edili e agenzie immobiliari, imponevano materiali, forniture e subappalti. Soldi e cemento immancabile binomio della società mafiosa.

Gratteri, Procuratore di Reggio Calabria, nel rispondere ad un'intervista del Corriere della Sera parla della fiorente attività edilizia delle cosche mafiose in Emilia “è il lavoro che sanno fare meglio”. Il radicamento della criminalità organizzata è avvenuto proprio grazie a “pubblici amministratori e imprenditori collusi che hanno aperto le porte alla 'ndrangheta e alla camorra attraverso gli appalti”.

Come è possibile che le mafie si insinuino così facilmente negli appalti pubblici? Gratteri risponde: “Per un amministratore è molto più semplice ed economicamente conveniente affidare i lavori alle imprese gestite dalla 'ndrangheta. La criminalità assume in nero, paga meno gli operai, smaltisce i rifiuti in modo irregolare e così lavora in economia”.

Per evitare questo tipo di comportamenti è importante che le pubbliche amministrazioni lavorino in assoluta trasparenza nella produzione di atti pubblici e si impegnino in una stretta collaborazione con gli altri comuni per svolgere un supporto utile alla legge.

Lo stesso Cantone, presidente dell'autorità nazionale anticorruzione, auspica che venga riscritta una legge sugli appalti quale “strumento prioritario nella lotta alla corruzione”.

Il sistema tutt'ora in vigore del massimo ribasso, cioè privilegiare nelle gare d'appalto la ditta che propone il prezzo d'offerta più basso, disincentiva la qualità dell'opera e apre le porte a tutte quelle attività criminali che utilizzano materiali scadenti, manodopera a basso costo riciclando così denaro proveniente da operazioni illecite (droga, armi, prostituzione ecc..) e, attraverso il sistema del subappalto - modalità frequente di gestire le opere edili- eludono controlli e normative.

In questo modo le attività criminali agiscono nelle amministrazioni comunali in maniera indisturbata. Fondamentali quindi, per scongiurare il rischio mafioso, le iniziative all'interno dei comuni.

Tra i vari sindaci presenti all'assemblea anche quelli dei due comuni, Sorbolo e Sala Baganza, oggetto della recente inchiesta giudiziaria antimafia. Il sindaco di Sorbolo, Nicola Cesari, accusa l'informazione di esser stata “fuorviante”  e per questo di “penalizzare la comunità”.

Il sindaco di Sala Baganza, Cristina Merusi riconfermata nelle elezioni del 2011, elezioni al vaglio degli inquirenti per un possibile interessamento delle cosche 'ndranghetiste, nell'assemblea si rammarica che i comuni abbiano pochi strumenti per contrastare le organizzazioni criminali : “Per esempio non abbiamo la possibilità di leggere gli atti: ci si trova coinvolti e quasi non si sa il perché”. Ricorda anche che il comune di Sala Baganza “si è costituito parte civile perché ci sentiamo parte lesa”.

Sull'incontro e sulle parole del sindaco di Sala il consigliere comunale di opposizione, Giuseppe Distante, esprime il suo disaccordo: “Il sindaco Merusi afferma di 'non conoscere il perché' il suo comune sia finito oggetto di indagini da parte della Procura bolognese ma dovrebbe ricordarsi che esistono delle intercettazioni che coinvolgono 'verosimilmente' (parole del GIP), un suo consigliere comunale di maggioranza. Inoltre leggo con una certa incredulità e diffidenza la mancanza di comprensione espressa dai vari sindaci di cosa sia veramente la mafia o, come nel caso della nostra cara Emilia Romagna, la 'ndrangheta.

La 'ndrangheta non è l'uomo con la coppola e il fucile, ma l'uomo d'affari affiancato da un commercialista e da un avvocato. In questi casi spesso, non esiste nemmeno il delinquente!

Questi uomini si rivolgono ai tecnici comunali, agli assessori all'edilizia, apprendo che ci sono sindaci pronti ad accusare l'assenza dello Stato e della politica, come riportato dal sindaco di Zibello, senza voler comprendere che, se la 'ndrangheta esiste è proprio per colpa della politica. Quella politica che ha spinto sindaci come Delrio, ex di Reggio Emilia e, la stessa Cristina Merusi sindaco di Sala Baganza ad andare fino a Cutro, nell' aprile del 2009, per partecipare alla festa del Santissimo CrocefissoCon quale scopo andare fino a Cutro? Non credo per un sentimento religioso in quanto Cutro non è meta dei tradizionali pellegrinaggi cattolici bensì meta di pellegrinaggi politici per raccogliere consensi e voti da parte della comunità cutrese molto densa in alcuni comuni emiliani. Questo viaggio pare inadeguato in quanto dimostra una vicinanza eccessiva alla comunità stessa".

Le feste patronali nei paesi nel sud oltre ad avere grande riconoscimento tra gli abitanti sono molto apprezzate dalla popolazione mafiosa che continua a strumentalizzare queste cerimonie come momento di incontro tra gli affiliati delle varie 'ndrine e luogo di riaffermazione del proprio potere. Per esempio la pratica dell' inchino che consiste nel fermare le statue in processione davanti alla casa del boss in segno di reverenza e a cui si sono opposti alcuni sacerdoti, è oramai diventata simbolo di una triste tradizione.

Nella fotografia pubblicata nel 2013 da Libero sono immortalati, oltre a Delrio e alla Merusi, altri personaggi della politica emiliana quali Silvano Domenichini, ex assessore provinciale e vicesindaco di Casina (Reggio Emilia)  e Angelo Oppo ex sindaco di Borgo Val di Taro. 

Ognuno con la fascia tricolore in posa ufficiale all'interno della chiesa allineato sotto il crocifisso ligneo insieme al sindaco di Cutro, Salvatore Migale che, dopo l'inchiesta Aemilia, ha lasciato al prefetto l'incarico -durato ben 18 anni- a causa delle dimissioni di 9 consiglieri su 16.

Il sindaco di Cutro a seguito della notizia finita su vari giornali del viaggio di Delrio, inviò una nota alla stampa a difesa del ministro: "Cutro è meta di sindaci provenienti da ogni parte in occasione di questo evento molto importante per la nostra comunità". Comunità alla quale il ministro ha dedicato perfino una via.

A Reggio Emilia vicino ai tre ponti di Calatrava si trova "Viale città di Cutro", all'inaugurazione del viale il ministro motivò l'intitolazione della strada come "segno di ulteriore amicizia e collaborazione tra le due città" . Amicizia e collaborazione che gli procurarono una convocazione nel 2012 con il Dda Bolognese come persona informata sui fatti.

Perfino il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, nel 2014, prima della operazione Aemilia, quando gli venne chiesta la motivazione della discesa di vari esponenti emiliani in terre calabresi durante la festa del patrono ripose "Se dall'Emilia vai in Calabria sai che lì si decide. Ovunque tu sia nel mondo, se appartieni alla ndrangheta prendi ordini dal Crimine di Polsi (il vertice decisionale di tutte le 'ndrine operative in Italia e nel mondo, ndr). E se tu vai in Calabria a chiedere sostegno elettorale vuol dire che è da lì che deve arrivare l’ok al tuo sostegno elettorale”.

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